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Perché parlare di eventi performativi? E perché diventano fondamentali all’interno dell’analisi dell’opera di un artista?
Ecco dieci punti fondamentali per comprendere la questione.
Puoi guardare il video qui sotto, oppure utilizzare il resoconto scritto con i punti principali del ragionamento.
- Prima di parlare di eventi performativi è bene premettere che con il termine “performativi” mi rifaccio agli “atti linguistici performativi” di Austin.
Chi era Austin? Guarda il video in cui ne parlo, oppure trovi qui il link per la pagina Treccani.
2. Un atto linguistico performativo è un atto linguistico capace di svolgere un’azione.
Esempio: Se dico: “il sole è giallo”. Sto solo descrivendo qualcosa. In questo caso, non posso parlare di un atto linguistico performativo.
Se dico: “Ti prometto che domani verrò a casa a tua”. Non sto più descrivendo qualcosa. Attraverso l’articolazione di questa frase sto promettendo qualcosa. Quindi, sto compiendo un’azione.
3. Come gli atti linguistici performativi, anche gli eventi performativi riescono a compiere una “azione” a livello storico. Un evento performativo è un evento che ha segnato così tanto il corso della storia da diventare impossibile da ignorare.
4. Due eventi simili possono essere: La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789) (punto di vista storico), il cambiamento avvenuto nel sistema dell’arte intorno ai primi decenni del secolo scorso (dal punto di vista artistico).
5. Questi eventi performativi ci aiutano a posizionare l’opera di un artista. E valgono non solo in ambito artistico.
Esempio: se discutendo in ambito politico faccio finta che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 non sia mai stata redatta, sto creando due possibili scenari:
– Sono ignorante e quindi ignoro l’esistenza della Dichiarazione. Ecco perché diventa fondamentale lavorare su se stessi.
– Conosco bene la Dichiarazione, ma faccio finta di niente tradendo le mie tendenze “iper-conservatrici”.
6. Allo stesso modo, se un’artista contemporaneo utilizza un linguaggio espressivo di un periodo storico passato. Poniamo il caso dell’impressionismo. La sua scelta non può considerarsi del tutto casuale.
7. Significa che, molto probabilmente, non vede di buon occhio i linguaggi artistici contemporanei. La sua scelta diventa molto più critica nei confronti della contemporaneità rispetto a quella di un artista che critica apertamente la contemporaneità ma con dei linguaggi artisti propri del suo tempo.
8. Il ragionamento ci porta, perciò, a comprendere, come in arte il “non detto” sia decisamente importante. A volte molto più importante di ciò che viene dichiarato apertamente.
9. Gli eventi performativi, in conclusione, sono degli eventi polarizzanti: se conosciuti (e quindi avendo il giusto grado di istruzione) pongono i soggetti di fronte a una scelta.
10. Ecco perché parliamo di eventi performativi quasi fossero un’entità attiva. Pur ignorandoli, posizionano il soggetto all’interno di un contesto ben specifico e ne mettono in luce le scelte.
«La libertà è libertà di scegliere, ma non libertà di non scegliere. Non scegliere, infatti, vuol dire scegliere di non scegliere».
Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla.
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